Neanche a farlo apposta, ieri si stava leggendo in due un articolo su Tech Crunch. Dopo un po’ ci rendiamo conto di qualcosa di strano: la barra di WordPress! “Ma che stai a dì!” “Ammazza pure TechCrunch!” Sono stati i commenti a caldo: eh si, pure Tech Crunch è fatto con WordPress.
Subito abbiamo pensato di aggiungere questa perla al nostro archivio di siti web fatti con WordPress, quelli notabili, nel bene e nel male, come si dice ai matrimoni: WordPress è sempre fedele. Ed è per questo che usiamo WordPress nella maggior parte dei casi, perché a gestirlo si impara facile, basta che veniamo in sede nella vostra azienda per un paio di volte, e già potrete seguire il 50% dei contenuti in autonomia.
Ma torniamo a TechCrunch: ad alcuni non dirà niente. Sappiate che, nel mondo della tecnologia, è uno di quei siti web che se la sona e se la canta, volendo fare un paragone con le testate standard, è alla pari di Repubblica, Il Fatto Quotidiano, La Stampa e via dicendo. Niente male, per dire, visto che sicuramente farà più visite di tutti questi tre siti messi insieme – lavora su scala globale: è conosciuto qui a Roma, dove facciamo siti web, così come a Pechino, passando per New York e Bombay.
Come va questo TechCrunch? Se la passa bene e se la passa male, allo stesso tempo. Prende D su PageSpeed, F su YSlow, due tool di diagnostica rispettivamente di Google e Yahoo per analizzare sinteticamente le prestazioni dei siti web. Si tratta però di risultati che vanto contestualizzati: molti dei riferimenti a siti web esterni provengono da CDN, Cloud e altre risorse esterne di questo tipo, che quindi in realtà già sono soggette a qualche forma di ottimizzazione, e sulle quali TechCrunch può migliorare ben poco.
Esclusi alcuni indici che fanno scendere di molto questi punteggi, in realtà, se la passa discretamente: in fin dei conti, per una pagina ricca di contenuti come la loro, limitarsi a 1.98MB è un risultato di cui andar fieri!